EU Digital Product Passport: novità nel mondo della moda
In data 4 dicembre 2023 il Parlamento e il Consiglio dell’Unione Europea hanno raggiunto un accordo provvisorio sul testo della proposta di regolamento della Commissione Europea sulla progettazione eco-compatibile per prodotti sostenibili, c.d. Ecodesign for Sustainable Products Regulation (“ESPR” o “Proposta”), presentata il 30 marzo 2022, che stabilisce il quadro per l’elaborazione delle specifiche di progettazione ecocompatibile dei prodotti sostenibili. Il legislatore europeo dovrà ora pronunciarsi formalmente sull’accordo raggiunto affinché il Regolamento possa essere definitivamente adottato ed entrare in vigore.
La Proposta aggiorna, modernizza e amplia il quadro per la progettazione ecocompatibile dei prodotti sostenibili, abrogando allo stesso tempo l’attuale Direttiva 2009/125/CE[1] (“Direttiva”), volta a migliorare l’efficienza energetica per i prodotti e/o servizi connessi all’energia. Come chiaramente indicato all’art. 1 della Direttiva, la stessa “fissa(va) un quadro per l’elaborazione di specifiche comunitarie per la progettazione ecocompatibile dei prodotti connessi all’energia nell’intento di garantire la libera circolazione di tali prodotti nel mercato interno” e, in aggiunta, prevedeva l’elaborazione di specifiche cui i prodotti connessi all’energia, oggetto delle misure di esecuzione, dovevano ottemperare per essere immessi sul mercato e/o per la loro messa in servizio quali, a titolo esemplificativo, i) l’apposizione – anteriormente all’immissione sul mercato e/o alla messa in servizio di un prodotto oggetto delle misure di esecuzione – su di esso di una marcatura CE, ii) l’emissione di una dichiarazione CE di conformità con la quale il fabbricante o il suo mandatario garantiscono e dichiarano che il prodotto rispetta tutte le pertinenti disposizioni della misura di esecuzione applicabile.
La Proposta – che si applicherà a quasi tutte le categorie di prodotti, ivi inclusi i prodotti destinati ad essere incorporati in altri prodotti – definisce nuovi requisiti per rendere i prodotti maggiormente durevoli, affidabili, riutilizzabili, migliorabili, riparabili, più facili da gestire in termini di manutenzione, ricondizionamento e riciclaggio, nonché efficienti sotto il profilo dell’energia e delle risorse.
Un obiettivo chiave della Proposta è il miglioramento della trasparenza nel rapporto con i consumatori, consentendo agli stessi di fare scelte sostenibili e consapevoli. Ma questo comporta anche che le imprese, e quindi interi settori, migliorino il loro impatto ambientale e contribuiscano a un’economia realmente circolare. Per perseguire tale obiettivo, la Proposta prevede di disporre un passaporto digitale del prodotto (“Digital Product Passport” o “Passaporto”) che fornirà informazioni sulla sostenibilità ambientale dei prodotti ed è definito nella Proposta come “l’insieme di dati specifici sul prodotto che include le informazioni indicate nell’atto delegato pertinente adottato in applicazione dell’articolo 4 ed è accessibile elettronicamente per mezzo di un vettore di dati in conformità del capo III”. In ogni caso, secondo la Proposta, il Passaporto non andrà a sostituire quanto piuttosto ad affiancare le forme non digitali di trasmissione delle informazioni, quali le informazioni contenute nel manuale del prodotto o nell’etichetta
Il Passaporto ha la finalità, quindi, di i) aiutare i consumatori e le imprese a compiere scelte consapevoli al momento dell’acquisto dei prodotti, ii) facilitare la riparazione e il riciclaggio, iii) migliorare la trasparenza in merito agli impatti ambientali nel ciclo di vita dei prodotti e iv) aiutare le autorità pubbliche a condurre controlli più efficaci.
Il Digital Product Passport fornirà informazioni sulla sostenibilità ambientale dei prodotti. Queste informazioni saranno facilmente accessibili scansionando un supporto dati (quali a titolo esemplificativo, codice a barre, codice QR o altro supporto di cattura dati) a un identificatore univoco e il vettore di dati deve essere fisicamente presente sul prodotto.
Le informazioni includeranno attributi come la composizione del prodotto, l’origine, l’impatto ambientale, la durata e la riparabilità, il contenuto riciclato o la disponibilità di pezzi di ricambio di un prodotto.
Per garantire una corretta conservazione di tali informazioni riportate in ciascun Passaporto, la Proposta della Commissione prevede l’istituzione di un registro (“Registro”) in cui vengono raccolte tutte le informazioni contenute nel Passaporto di ciascun prodotto e, la Commissione sarebbe responsabile nonché titolare del trattamento ai sensi dell’art. 3, punto 8, del Regolamento (UE) 2018/1725.
Così facendo, le autorità di vigilanza e, eventualmente, le autorità doganali potranno reperire e utilizzare le informazioni contenute in ciascun Passaporto e, quindi, nel Registro, per svolgere le loro funzioni ai sensi della legislazione dell’Unione Europea quali, a titolo esemplificativo, i) la verifica della conformità dei prodotti immessi sul mercato, ii) la verifica dell’esistenza di un Passaporto per i prodotti importati e, conseguentemente, iii) la verifica della correttezza e coerenza delle informazioni contenute in ciascun Passaporto e la dichiarazione doganale resa.
Il Passaporto riguarderà una grande quantità di prodotti in commercio, in particolare tessili e prodotti della moda mentre restano esclusi alimenti, mangimi, medicinali, prodotti veterinari e veicoli a motore, per alcuni dei quali esistono già regole progettuali che, ad esempio, ne garantiscono l’efficienza energetica.
Il Digital Product Passport è un punto di svolta sicuramente per l’industria della moda, per renderla sempre più ecosostenibile oltre che digitalizzata. I vanti di sostenibilità da parte dei brand in relazione a taluni prodotti o linee di prodotti non mancano ma, spesso, tali vanti si rivelano infondati o comunque non del tutto coerenti con l’operato generale dell’impresa che è tutt’altro che sostenibile.
Considerata la mole di tessuti che fa parte della vita quotidiana di ognuno di noi, insieme alla Proposta, la Commissione ha presentato anche una comunicazione al Parlamento Europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale Europeo e al Comitato delle Regioni in cui viene individuata una possibile strategia[2] – che tra l’altro prevede anche la presenza di un Passaporto – per cambiare la produzione e il consumo di prodotti tessili (“Comunicazione”).
La Comunicazione evidenzia come la produzione e il consumo di prodotti tessili continuano ad aumentare, così come il loro impatto sul clima, sul consumo di acqua e di energia e sull’ambiente. In particolare, l’abbigliamento rappresenta la quota maggiore del consumo di prodotti tessili dell’Unione Europea (81%), risultato di una sempre più tendenza da parte dei consumatori nota come “fast fashion”, ossia quel fenomeno che porta i consumatori ad acquistare capi di abbigliamento di qualità inferiore e a prezzi più bassi e ad utilizzare quest’ultimi per periodi sempre più brevi prima di buttarli via. La Comunicazione persegue l’obbiettivo di rendere, entro il 2030, i prodotti tessili immessi sul mercato dell’Unione Europea durevoli e riciclabili, in larga misura costituiti da fibre riciclate, privi di sostanze pericolose e prodotti nel rispetto dei diritti sociali e dell’ambiente.
Nello specifico, la strategia perseguita dalla Commissione all’interno della Comunicazione prevede – tra l’altro – l’introduzione di specifiche vincolanti di progettazione ecocompatibile per prodotto per incrementare le prestazioni dei tessili in termini di durabilità, riutilizzabilità, riparabilità, riciclabilità a ciclo chiuso e contenuto obbligatorio di fibre riciclate, per ridurre al minimo e monitorare la presenza di sostanze che destano preoccupazione e per diminuire gli impatti negativi sul clima e sull’ambiente.
Inoltre, secondo la Commissione per scoraggiare la distruzione delle merci invendute o rese – che costituisce uno spreco di valore e di risorse – propone un obbligo di trasparenza che impone alle grandi imprese di rendere pubblico il numero di prodotti che buttano e distruggono, compresi i tessili, e il loro ulteriore trattamento ai fini della preparazione per il riutilizzo, riciclaggio, incenerimento o collocamento in discarica.
Sia dalla Comunicazione che dalla Proposta emerge quindi la consapevolezza che è necessaria un’azione urgente per l’impatto che tali tessuti hanno sull’ambiente. Il consumo di prodotti tessili dell’Unione Europea ha, in media, il quarto impatto più elevato sull’ambiente e sui cambiamenti climatici, dopo il cibo, l’alloggio e la mobilità ed è anche la terza area di consumo più alta per l’uso dell’acqua e del suolo nonché la quinta più alta per l’uso delle materie prime primarie e delle emissioni di gas serra.
In realtà, ben prima della Proposta, il mondo della moda aveva già sviluppato l’idea di introdurre un passaporto e, nello specifico, durante il G20 del 2021 la Fashion Task Force[3] – costituita da brand di lusso quali, a titolo esemplificativo, Brunello Cucinelli, Giorgio Armani, Stella McCartney, Burberry, Chloé, Vestiaire Collective, Zalando – ha annunciato il lancio della c.d. Digital ID. La Fashion Task Force è stata fortemente voluta e costituita da Carlo d’Inghilterra che ha affidato a Federico Marchetti, fondatore di Yoox Net-A-Porter Group, la gestione della stessa.
L’obiettivo finale perseguito dalla Fashion Task Force è quello di fornire ai consumatori l’accesso a informazioni credibili su come i prodotti sono stati progettati, fabbricati e distribuiti e, quindi, consentire ai consumatori di effettuare scelte di acquisto sostenibili più informate.
A seguito della presentazione della Proposta, alcuni noti brand facenti parte della Fashion Task Force hanno implementato ulteriormente quella che un tempo veniva chiamata Digital ID e che oggi coincide con il Passaporto introdotto nella Proposta. Ad esempio, la nota casa di moda Chloé ha presentato lo scorso anno il progetto “Chloé Vertical” in cui i capi della collezione primavera/estate 2023 sono stati tutti realizzati con materiali al 100% tracciabili e dotati di identità digitale anche per favorirne una seconda vita.
In un momento storico in cui si possono comprare capi online da ogni parte del mondo e vi è una sempre maggiore consapevolezza circa l’impatto che le scelte quotidiane hanno sull’ambiente, diventa quindi indispensabile che anche i legislatori si occupino sempre di più di tali tematiche. In tal senso si pone la Proposta che ha come obiettivo ultimo proprio quello di portare tutti i settori inerenti il mondo della moda e non solo verso scelte e processi che aiutano a ridurre l’impatto sull’ambiente.
[1] Direttiva sulla progettazione ecocompatibile 2009/125/CE del 21 ottobre 2009, relativa all’istituzione di un quadro per l’elaborazione di specifiche per la progettazione ecocompatibile dei prodotti connessi all’energia.
[2] COM(2022) 141 final.
[3] Fonte: https://www.sustainable-markets.org/taskforces/fashion-taskforce/.